David Riondino e Sergio Maifredi hanno lavorato per restituire le parole di Telemaco Signorini che trovò in Riomaggiore un luogo ideale per la sua arte. "Vediamolo da vicino questo mare profondissimo e mugghiante tra quelle immani scogliere. Difatti, sotto un sole tropicale, si scese tra pergolati bassissimi di vigne che appena giungevano all'altezza dei nostri ginocchi, indolenziti per quell'eterno scendere, enormi grappoli d'uva sempre bianca, toccavano quasi quella terra ardente e sassosa": così il pittore fiorentino Telemaco Signorini, eminenza grigia dei Macchiaioli che si riunivano al fiorentino Caffé Michelangelo dal 1855, raccontava con entusiasmo la scoperta di Riomaggiore, durante un viaggio nel 1860, con gli amici artisti macchiaioli Vincenzo Cabianca, veronese, e Cristiano Banti, toscano, che a quel borgo dedicarono intense visioni dipinte. E per sigillare la costante frequentazione, in molte stagioni, di quel suggestivo paese ligure (non mancando di visitare anche vari borghi tra la Spezia e Lerici) dove si ritrovò a dipingere fino alla morte nel 1899, Signorini aggiungeva che, a Riomaggiore, non solo, lo aveva attirato il "pittorico" e "la possibilità di viverci ogni anno meglio", ma anche "la semplice bonomia degli abitanti e la loro sincera affezione".